Nasrin Sotoudeh

Una buona notizia dall’Iran

Meglio mettere il cuore in pace. Non c’è scampo. Dopo la maratona mediatica per la Costa Concordia – che comincia a perdere un po’ di appeal – toccherà al video messaggio di Berlusconi. Scandagliato, triturato e digerito ce lo propineranno per giorni. Tg, giornali, salotti buoni del talk show. Nessuno escluso. Intanto là fuori il mondo va avanti. Addirittura riservandoci qualche buon notizia. Ieri in Iran sono stati liberati 12 prigionieri politici. Tra loro Nasrin Sotoudeh. Donna straordinaria che da gennaio era rinchiusa nel temuto carcere di Evin. Con una condanna a 11 anni. E oggi – come previsto -, sono pochi i giornali che approfondiscono la notizia.

Avvocato per i diritti umani, vincitrice del premio Sakharov 2012 per la libertà di pensiero del parlamento europeo, Sotoudeh fa parte di quel popolato – ma troppo spesso ignorato -, esercito di uomini e donne che hanno il coraggio di caricarsi sulle spalle le conseguenze della loro coerenza e dell’obbedienza ai propri ideali e valori. Infaticabile militante dei diritti umani era stata condannata nel 2010, dopo essere divenuta celebre per aver assunto la difesa del premio Nobel iraniano Shirin Ebadi. Sebbene sia cresciuta nell’Iran della Rivoluzione islamica divenne  un incubo per il regime degli ayatollah, sin dagli anni dell’Università. Non a caso, ci vollero 8 anni, dopo la laurea, prima che le dessero il permesso a esercitare la professione di avvocato.

Assieme a lei sono altre 4 le donne liberate. Tutte promotrici della campagna «Un milione di firme» per chiedere un referendum sulla parità di genere. Da ieri è libero anche il viceministro degli Esteri del presidente riformista Mohammed Khatami. Anche lui incarcerato nel 2010 con l’accusa di aver dato vita a proteste contro il governo del presidente Ahmadinejad. Gli attivisti ancora rinchiusi nelle prigioni iraniane sono però ancora numerosi. E restano agli arresti domiciliari le due figure più rilevanti in questo campo: Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karrubi, avversari politici di Ahmadinejad.

Varrebbe la pena raccontare – non solo il ritorno dello spirito del ’94 – ma anche le storie, e sono tante, di chi in ogni angolo del mondo ha il coraggio di pagare un prezzo amarissimo per la libertà delle proprie idee.

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