#pordenonelegge2015 - Azar Nafisi

Pordenonelegge tra buone letture, vecchie amicizie e lenta rigenerazione

Pordenonelegge 2015 per me ha avuto il volto di due donne, il gusto corposo degli incontri e un diffuso senso di rigenerazione. Le due donne sono Azar Nafisi e Silvia Moretti. Gli incontri sono quelli lenti, con gli amici che non vedi da un pezzo, ma con cui riallacci il filo del tempo in un attimo, magari con la complicità di un bicchiere di rosso a notte fonda. La rigenerazione è la mia, lenta, benefica e benevola.

Parto da Azar Nafisi. L’ho già scritto su Facebook: semplicemente immensa. Iraniana, oggi cittadina americana, autrice di Leggere Lolita a Teherean e Le cose che non ho detto, entrambi assolutamente da leggere. Nafisi ancora una volta ci fa immergere nel suo amore per la letteratura, questa volta negli States attraversando tre classici Huckleberry FinnBabbitt e Il cuore è un cacciatore solitario. Il tutto naturalmente intessuto di frammenti autobiografici con il suo La repubblica dell’immaginazione. Anche qui la letteratura è grimaldello eversivo, per dar corpo all’immaginazione, alla riflessione su libertà e diritti, sulla responsabilità. «Libertà e felicità non sono per sempre, devi lottare per loro» ha ricordato Nafisi con il suo luminoso sorriso e uno sguardo intelligente e fermo, sottolineando che la «la nostra libertà è la libertà del nostro prossimo e quando lottiamo per la libertà degli altri lottiamo che per noi». E citando Ray Bradbury ha aggiunto: «Non è necessario bruciare i libri per distruggere una cultura, basta impedire di leggere», «il conformismo porta alla violenza» invece «per essere responsabili bisogna conoscere e sapere».

#pordenonelegge2015 - Silvia Moretti

#pordenonelegge2015 – Silvia Moretti

L’altra donna del mio Pordenonelegge 2015 è Silvia Moretti. Per me l’immagine di Silvia è quella della sorella minore di una tra le mie più care amiche, la ragazza a cui toccava cedermi il letto quando facevo tappa notturna a Conegliano. Così domenica scorsa è stata un’emozione sincera vedere che l’adolescente dagli occhi grandi e scuri è diventata, con tenacia e impegno, una donna tosta, capace di trasmettere la passione per il suo lavoro, sicura di sé mentre, con straordinaria competenza guidava il pubblico tra le pieghe della vicenda cinematografica dei Promessi sposi.

Le altre mie tappe di Pordenonelegge sono state l’incontro stampa con Emmanuel Carrére, l’intervista di Dario Di Vico con il pittoresco Brunello Cucinelli; la presentazione di La Grande Guerra a piedi di Nicolò Giraldi (di cui vi ho già scritto qui e di cui non posso che aggiungere che anche dal vivo è proprio un ottimo narratore); e, infine l’appuntamento con Franco La Cecla per il suo ultimo libro Contro l’urbanistica. Mi ha fatto sorridere la sua introduzione: «I libri servono in primo luogo a chi li scrive per capire qualcosa che non avrebbero capito del tutto solo pensando». Come dargli torto? Anche La Cecla, antropologo, rimane per me un ottimo narratore che a Pordenone ci ha guidato attraverso le città, il loro essere relazione con i luoghi e con chi le abita.

Dulcis in fundo (si fa per dire) sabato sera sono andata a sentire Natalino Balasso e Massimo Cirri. Errore consapevole perché ormai dovrei sapere che le cose che nell’immaginario collettivo fanno ridere, in genere mi avviliscono. Balasso rientra esattamente in questa dinamica. Battute scontate, non particolarmente intelligenti e il primo quarto d’ora incentrato su stereotipi femminili che sarebbe meglio, una volta per tutte, appendere al chiodo. Dunque me ne sono andata.

Libri acquistati: La Repubblica dell’immaginazione (Azar Nafisi), Contro l’urbanistica (Franco La Cecla), Per legge superiore (Giorgio Fontana) e L’ultimo arrivato (Marco Balzano).

Nota gastronomica: ancora una volta mi sono scontrata con l’irrazionale attitudine di tanti esercenti a non approfittare e al contempo accompagnare fino in fondo una kermesse come Pordenonelegge. Alle 23, ora in cui c’era ancora una marea di gente in cerca di cibo, quasi tutti i locali aperti ci hanno detto “la cucina è chiusa”. Nota di merito dunque all’osteria Al Cavaliere perso che ci ha rifocillato alle 24 passate (avendo fatto tappa di ristorante in ristorante), tra l’altro abbiamo mangiato molto bene: l’antipasto di ben venuto (affettati e formaggi ottimi), degli spaghetti ai moscardini (super) e un tiramisù da urlo.

 

  1. Diego

    Mi inserisco nella categoria “vecchi amici”, perché il tempo è passato in fretta dall’ultima volta che ci siamo incontrati (anche se a vederti non sembrerebbe) e “vecchio” comincia a calzarmi bene, come dimostrano i miei capelli bianchi e per le mille avventure raccontate in fretta, perché per dirle bene non basta il tempo di un calice vino rosso. È stato bello ritrovarti.

    • Anna

      Il tempo è decisamente passato in fretta, ma per fortuna non è così tanto da trasformare “vecchi amici” in “amici vecchi” ;-) ! Detto questo mettiamola così: il calice di vino rosso è stato l’occasione per riannodare il tempo e trovarne altre per continuare il racconto delle mille avventure. Bello ritrovarti anche per me.

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