In questa giornata in cui prende ufficialmente avvio il ricordo collettivo del centenario della Grande Guerra, il mio pensiero vola a Sarajevo. Certo, perché è la città dell’attentato che innescò il conflitto, ma soprattutto perché oggi Sarajevo lancia un messaggio di pace al mondo: «Dopo 100 anni di guerre vogliamo 100 anni di pace».
L’intento è chiaro: scrollarsi di dosso un’etichetta pesante, legata alla guerra, e diventare città simbolo di pace. Questo anche grazie alla Fondazione «Sarajevo cuore d’Europa» che ha avviato da mesi una serie di iniziative, conferenze, mostre e spettacoli, per ricordare il centenario. La Fondazione, che riunisce rappresentanti di diversi paesi (Austria, Belgio, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Italia e Germania) e varie organizzazioni della Bosnia Erzegovina, è stata creata su iniziativa del Comune di Sarajevo.
Stasera, alla Vijećnica — la Biblioteca data alle fiamme durante l’assedio della città, nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992, e oggi rinata —, ci sarà il concerto della Filarmonica di Vienna. Idealmente ci sarò anche io perché Sarajevo — a cui mi lega un irrazionale amore — merita davvero un futuro di pace e nel cuore dell’Europa.
Approfitto di questo post per consigliarvi il bell’articolo di Osservatorio Balcani a firma di Andrea Rossini. La foto in testa all’articolo è di Clark e Kim Kays.
bella.