Oggi sono arrivate le bellissime parole di Clemente Pedrona (qui). Domani, ne sono certa, come ogni anno, intorno alle 21 suonerà il telefono e la voce amica di Mario Carron, da San Zenone degli Ezzelini, dirà: «Mandi Friûl». Amicizie nate nei giorni drammatici del maggio 1976, ma che la prova del tempo non ha potuto consumare perché hanno radici che affondano nella bellezza della condivisione.
Una settimana fa il mio direttore mi ha chiesto di scrivere un pezzo sull’esperienza del gemellaggio. Eccolo qui. È il mio modo di celebrare quel 6 maggio 1976, in cui io non c’ero, ma che ha determinato così tanto di ciò che sono.
«Succede che, imprevedibile, la vita d’un tratto faccia intrecciare le radici di comunità geograficamente lontane. Accadde nel 1976, quando, all’indomani del terremoto, la solidarietà di tanti – e da ogni angolo del mondo – cominciò ad arrivare generosa in Friuli. Non ci volle molto perché quella solidarietà maturasse, diventando amicizia e dando vita, in molti casi, a gemellaggi e relazioni preziose che hanno resistito alla prova del tempo. Così per la mia Majano – con i suoi 131 morti e una devastazione imponente – gemellata con i Comuni di San Zenone degli Ezzelini, in provincia di Treviso e di Traversetolo, Parma. La storia è quella silenziosa, ma straordinaria, di mani operose che, appresa la notizia della tragedia, seppero cosa fare e si misero a servizio delle nostre comunità. Da Traversetolo il mattino del 7 maggio 1976 sulla prima ambulanza – una vecchia Fiat 238 – della locale sezione della Croce Azzurra, partì un gruppo di volontari guidato da Armando Prada e Maristella Fabbrici (che sarebbe poi diventata sua moglie). Da San Zenone fu lo stesso, Tony Piotto e Mario Carron, sindaco e vicesindaco, non persero tempo: arrivarono nella frazione di San Tomaso con gli alpini. Fu l’inizio di due legami speciali che restarono vivi anche quando le case furono ricostruite e la vita riprese il suo corso. Agli alpini del Coro Monte Grappa – che oltre agli aiuti e al loro infaticabile lavoro, portarono la musica dei momenti di festa – è intitolata la piazzetta di San Tomaso, che si apre proprio alla fine di via San Zenone degli Ezzelini. Nel 2000 quell’amicizia venne ufficialmente suggellata nel gemellaggio. Ha invece appena compiuto 30 anni, nel 2014, il gemellaggio con Traversetolo. Volendo ricordare un anno particolare di questo trentennio è sicuramente il 1989, per due motivi. In aprile venne inaugurata la nuova sede degli Alpini di Traversetolo, un prefabbricato usato nel post terremoto, donato dal Comune di Majano. Un pezzo dunque della nostra storia, un segno di profonda gratitudine. Ma il 1989 è anche l’anno in cui Armando Prada istituì una tradizione che vive ancora oggi: il taglio di una forma di parmigiano in occasione dell’inaugurazione del Festival di Majano. Quell’uomo straordinario – dal sorriso aperto e di una generosità unica – è scomparso prematuramente, 2006. Ma di lui rimane l’esempio di «maestro di vita» e, a sua memoria, è stato istituito un premio, a Majano e a Traversetolo, per insignire chi si è distinto nel campo dell’impegno civile.
E ci sono poi pagine scritte insieme. Nel 2012 quando un terremoto colpì l’Emilia Romagna, lasciando indenne Traversetolo, i tre comuni si unirono per sostenere Sant’Agostino di Romagna nella ricostruzione della sua scuola elementare.
Oggi, a 39 anni dal sisma, ci si interroga spesso su come fare a trasmettere alle generazioni che non li hanno vissuti il ricordo fattivo di ciò che fu l’«orcolat» e di cosa significò, per un popolo intero, il miracolo della ricostruzione. La risposta, almeno in parte, è lì. Tra quelle radici intrecciate che meritano di essere alimentate. Sono nata dopo il ’76. Non ho mai provato la paura del terremoto, la precarietà di una tenda o di un prefabbricato. Ma sono cresciuta respirando un sentimento di profonda gratitudine verso chi ci ha teso la mano e nella bellezza di un’amicizia tra comunità, sincera, nata tra le macerie. Così sorrido al pensiero che da qualche settimana la seconda figlia di Armando Prada, Serena, vive a Majano perché durante le tante trasferte della Pro Majano (anima del gemellaggio) a Traversetolo ha conosciuto Enrico, majanese doc, e hanno deciso di mettere radici insieme in Friuli. A settembre si sposeranno. È così che il gemellaggio e il ricordo devono continuare: attraverso le persone, attraverso la vita».
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