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Cara Madame Pellerin, leggere si può. Sempre! Anzi. Si deve!

Dunque, madame Fleur Pellerin non legge un libro da due anni. Lo ha detto sorridente in un’intervista a Canal+. Per carità, non è una notizia da prima pagina e sicuramente c’è altro di cui preoccuparsi, dalla crisi alle turbolenze sparse in tutto il globo. Però questa spavalderia mi infastidisce. Primo, perché a dirlo è un ministro della Cultura. Secondo, perché ha pensato bene di accompagnare la spavalderia all’ostentazione dell’ignoranza. Quando la giornalista le ha chiesto quale fosse il suo romanzo preferito di Modiano, la ministra della Cultura, non ha saputo rispondere. «Almeno è onesta» dirà qualcuno. Può darsi, ma se qualche giorno prima hai commentato l’assegnazione del Nobel a Modiano dicendo che è «un giorno felice per la letteratura francese», forse — dico forse — imparare almeno un paio di titoli avrebbe salvato la faccia dell’istituzione che rappresenti.

Ma pace, non è questo il punto. Il fatto è che nelle ultime settimane mi sono imbattuta in diversi colleghi di «non lettura» di madame Pellerin. E tutti mettono allegramente le mani avanti: «Non ho tempo di leggere», dicono con un’alzata di spalle e mezzo sorriso. Balle! Preferisco l’onestà di chi mi dice: «Non mi piace leggere!». Perché, se hai voglia, il tempo lo trovi. Sempre! Non stiamo discutendo se in una settimana di lavoro, impegni e famiglia siamo riusciti a leggere integralmente «Guerra e pace», ma se in una giornata abbiamo avuto il piacere di ritagliarci almeno un quarto d’ora per la lettura. Eppure, in 24 ore, di tempi vuoti ce ne sono, basta avere il desiderio di riempirli: in autobus, prima di dormire, mentre aspettiamo che bolla l’acqua della pasta o facendo la fila in posta (tanto più che alle poste centrali di Udine potreste addirittura leggere un libro intero). «Ma io ho dei bambini, tu no!» è la replica immediata. Meglio ancora! I bambini emulano gli adulti, impareranno che è normale prendere un libro in mano e così, quando andranno a scuola, non dovrete dannarvi per fargli completare la lista dei «libri per le vacanze». Non sapete da dove cominciare? Bene, allora date una sbirciatina al blog della straordinaria Dida, troverete valanghe di consigli di lettura, perché i libri come li racconta lei non li racconta nessuno.

E prima di iniziare il resto della giornata, vi regalo un passaggio de «Il Paese del male» di Domenico Quirico, il giornalista de «La Stampa» rapito in Siria nel 2013. Buona lettura!

«Io viaggio sempre con dei libri. Il mio è un mestiere che richiede pazienza, lunghe attese: aerei, guide, passaggi di frontiera, la fine di una battaglia… I libri aiutano, i libri sono frammenti della tua vita che ti porti dietro, non tacciono mai, ti parlano sempre. Non hanno fretta, non hanno paura, non ti deludono come troppi compagni di viaggio.

Con gli anni ho imparato che i libri vanno riletti, la prima volta non ti dicono tutto di sé, nascondono straordinarie sorprese perché invecchiano con te, hanno — si potrebbe dire — assorbito con te l’esperienza della vita e le loro storie ne escono modificate e talora addirittura stravolte. Ora che sono qui con me li accarezzo, li sfoglio. E finalmente, solo ora, mi sento meno solo. I miei carcerieri non sanno quali straordinari alleati mi  hanno concesso per riuscire ad attendere e sperare nella liberazione».

Domenico Quirico e Pierre Piccin Da Prata, «Il Paese del male. 152 giorni in ostaggio in Siria», Neri Pozza, 2013.

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