Avessi solo due parole per riassumere la “due giorni” della Spes con Leonardo Becchetti, sceglierei “nuovi sguardi”. Nuovi sguardi sul mondo, sull’economia. E poi la capacità di condividerli, discuterli, assumerli. Misurarcisi. Sono sempre stata convinta che immersi in un “mondo nuovo” sia del tutto inutile limitarsi a rimpiangere ciò che non c’è più. Ma valga invece la pena di sforzarsi per capire, in maniera critica, cosa non funziona e – soprattutto – cosa non ha funzionato. Impegnarsi a cambiarlo, immaginare soluzioni credibili, attingendo a radici valoriali che spesso abbiamo dimenticato e, al contempo, cogliendo e valorizzando le straordinarie opportunità che ci offre l’oggi.
Così di ieri mi è piaciuto il continuo riferimento all’obiettivo della felicità sostenibile, dunque non al Pil e tanto meno alla decrescita. Mi entusiasma e mi convince la scommessa di misurare il benessere attraverso una ridefinizione degli indicatori che va a costruire il Bes. Credo poi fermamente che vadano recuperati beni indispensabili che il modello economico e sociale che ci ha portato sin qui aveva sacrificato. Due in particolare: le relazioni e il tempo.
Guardando al mio Friuli, soffocato dalla crisi e dalla globalizzazione, non posso che abbracciare e condividere l’imperativo indicato ieri da Becchetti: «Mettere il genius loci in beni e servizi per creare vantaggi competitivi non delocalizzabili». È la carta su cui scommettere. E proprio sulla realizzazione di questo obiettivo va misurata e valutata l’azione di chi ci governa (a ogni livello). Ma su questo dobbiamo misurare anche noi stessi come società, come comunità e anche come singoli.
E poi c’è il buon uso della rete, che offre possibilità inedite ed immense, dal crowdfunding al crowdlanding, dalla cittadinanza attiva al consumo critico, dall’informazione alla trasparenza.
Insomma, in cammino con sguardi nuovi.
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