Oggi l’Ucsi ha festeggiato i suoi 60 anni incontrando, in udienza privata, Papa Francesco. È stata un’emozione grandissima, difficile da raccontare. Ma al di là dell’emozione, ci sono le sue parole, preziose, che ci hanno ricordato a quale orizzonte deve guardare il nostro lavoro di giornalisti. Francesco ci ha esortato «ad essere voce della coscienza di un giornalismo capace di distinguere il bene dal male, le scelte umane da quelle disumane». A «lavorare per la coesione sociale, a dire la verità ad ogni costo». Ci ha ricordato che le nostre parole «raccontano il mondo e lo modellano». Che i nostri «racconti possono generare spazi di libertà o di schiavitù, di responsabilità o di dipendenza dal potere». E poi salutandoci ha aggiunto: «Non abbiate paura di rovesciare l’ordine delle notizie, per dar voce a chi non ce l’ha; di raccontare le “buone notizie” che generano amicizia sociale: non di raccontare favole, ma buone notizie reali; di costruire comunità di pensiero e di vita capaci di leggere i segni dei tempi». Ecco, mi pare che di lavoro da fare ce ne sia proprio parecchio.
Note a margine (ma non troppo): bellissima la delegazione #UcsiFvg. E ancora, felice che in quello scatto con Papa Francesco si veda il braccialetto giallo che chiede #veritàpergiulioregeni, una domanda di giustizia che non deve essere nascosta mai.
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