Tre giorni a Torino. Due di immersione alla Holden.
Prima volta in questa città che mi ha colpito e catturato. Non solo perché bella, ma anche perché mi è parsa vivace e generosa di idee. Meritato il titolo Unesco (conquistato a dicembre) di città creativa. A renderla ancora più piacevole ed accogliente la Festa della musica (anche se funestata dalla pioggia) e il gran balon (via di mezzo tra un mercato delle pulci e uno antiquario) a Borgo Dora.
Oltre al centro storico (elegante è la prima parola che mi viene in mente per descriverlo), ho allungato fino a Porta Palazzo, con un tuffo nei colori del mercato ortofrutticolo. Ma ad incantarmi è stato il Museo nazionale del cinema, allestito negli spazi della Mole antonelliana. Un archivio sconfinato di materiali da visitare a bocca aperta e ad occhi sgranati. Inoltre, fino al 29 settembre, c’è anche la mostra Cinema neorealista – Lo splendore del vero nell’Italia del dopoguerra.
Alla Holden
Ma veniamo alla Holden. E con una premessa doverosa. La scuola di Alessandro Baricco rimane – per chi ama scrivere – un luogo mitico: il tempio delle parole giuste, messe in riga come si deve (e pure sperimentando). Ma, aura leggendaria a parte, il complesso in cui è inserita – l’ex arsenale militare – è spettacolare. Si tratta di un’area caratterizzata da un recupero architettonico intelligente e che ha dato spazio a diverse realtà: dal Sermig (dal 1984) alla Scuola Holden appunto. Suggestivo anche il recupero del cortile del maglio con le sue botteghe artigiane affacciate sulla piazza coperta.
Ma cosa ho seguito nella fucina dello storytelling?
Un corso di scrittura digitale con Giorgio Fontana. Brillante giovane scrittore che leggo su Internazionale. E ora, a corso decantato, faccio i conti su cosa e quanto mi sono portata a casa. Sono sincera, nulla di rivoluzionario. Mi aspettavo un po’ più di scrittura, ma devo dire che Fontana (bravissimo) ci ha messo a disposizione, in maniera immediata e incisiva, numerosi strumenti utili per la nostra presenza sul web. E non è certo poco. Aspetto del tutto personale, mi ha trasmesso un gran entusiasmo, convincendomi della bontà di alcuni progetti in cantiere. Cosa volere di più?
Consigli su dove stare e dove mangiare
Ovviamente non posso chiudere un post di viaggio (o giù di lì) senza alcuni consigli.
Inizio dal posto che a Torino ho chiamato casa: Portmanteau. Qui ho avuto il mio primo assaggio di quel miscuglio di creatività, impresa e cultura che si respira in questa città. Si tratta di un B&B che trova spazio su alcuni piani di una palazzina di via Brindisi, al confine tra Aurora e il Quadrilatero romano. Portmanteau nasce nel 2014 dall’idea di una curatrice di progetti d’arte (gentilissima e sorridente) che con il suo lavoro punta (e ci riesce benissimo) a promuovere un turismo sostenibile anche in città. La cosa bella che si scopre esplorando questo B&B è che racconta del contesto in cui è collocato grazie alla collaborazione con artisti, designer e artigiani locali all’interno della struttura, dalle argille di Elisa Sasso al layout originale dell’area comune, fino ai manifesti dell’Archivio tipografico appesi alle pareti. Per non parlare della golosa colazione di Pilou. È importante sottolineare che a sostenere questa ragazza nella sua avventura è stato (tra gli altri) il MIP, il servizio Mettersi in proprio della Provincia di Torino (già, proprio quell’ente che si vuole cancellare!). Insomma questo posto ve lo consiglio proprio di cuore.
Il suggerimento di Portmanteau è stato di andare a cena al Le vitel étonné. Consiglio colto, sperimentato e approvato. Posto carino dove si mangia bene e a prezzi onesti. Strepitoso (manco a dirlo) il vitello tonnato. Sperimentazione invece autonoma (dettata dalla curiosità) è stato Riso zafferano una gastronomia persiana con anche una manciata di tavoli. Delizioso il kashche bademjan (crema di melanzane con crema di yogurt di capra, spezie miste e menta). Sapore decisamente particolare ed esotico per il buonissimo zereshk polo, un piatto di riso allo zafferano con il berberis, accompagnato da pollo e salsa speziata. Il locale è semplice, ma accogliente soprattutto grazie alla gentilezza dei due giovani gestori.
E come sempre anche qualche foto (alcune altre le avevo già postate qui).
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